Categoria: accoglienza

  • tana!

    A volte accade di essere trovati, come se una mano enorme ci raccogliesse.
    Il tempo si inverte e ci si trova a bere dell’acqua freschissima prima ancora di rendersi conto di avere una sete terribile.
    Spesso sono stata (rac)colta, in questo modo inaspettato.
    Settimane fa mi hanno trovata i colori liquidi di acquerello, donato da una persona speciale, che, dopo aver partecipato ad un incontro di approfondimento sul simbolo dell’Albero, ha messo su carta la sua sensazione: quel disegno, quei colori e quell’immagine sono esattamente lo specchio di una qualità sottile che non avrei mai saputo rappresentare in modo più appropriato.

    Alcuni mesi fa mi hanno scovata gli occhi limpidi di una giovane donna, che gira sempre accompagnata da un cane bianco grosso e gentile, ed ha il cuore grande come le montagne del Sudamerica. La sua acutezza mi ha regalato il soprannome più divertente che abbia mai avuto (no, non lo scrivo!).
    Dopo lo sguardo della donna, sono arrivate, dono dal cielo, le parole che un uomo ha scritto con amore autentico per la tradizione spirituale di un luogo a dodicimila chilometri da casa sua. Tra le sue parole, alcune risuonavano con altre, incontrate nel mio cammino di cercatrice lungo una strada antica.
    Dopo lo sguardo, dopo le parole, sono giunti gli occhi, incredibilmente puliti, di un gruppo di persone molto diverse tra loro, ma tutte disponibili a mettersi in gioco nell’incontro tra due tradizioni spirituali. Alcuni hanno valicato confini, per partecipare, alcuni hanno cercato alloggio, altri hanno faticosamente sgusciato dalle incombenze due interi giorni, altri ancora hanno zippato gli impegni, per essere presenti il più possibile.

    Oggi sono stata, di nuovo, trovata da un’immagine. Si tratta di “matrimonio in perfetto equilibrio”, giunta in regalo, con la stupefacente sincronicità che da sempre contraddistingue gli scambi con Giacomo Belcari, geniale autore.


    Grazie a chi mi ha scovata, negli anni, nei luoghi più curiosi, attraverso o nonostante le coincidenze più strane che la Vita ha messo sulla mappa.

  • dal Benessere al Buon-Vivere, ovvero la pratica oltre il tappetino

    Era fine aprile e mi accorgo ora dell’anniversario.
    La sua gentilezza corrispondeva esattamente all’idea che mi ero fatta di una maestra di Yoga, dunque mi trovai subito a mio agio, debuttando da allieva.
    Se lei, che sarebbe diventata la mia prima maestra, quella primavera di tanti anni fa mi avesse esclusa a causa del mio scarso tempismo (i corsi iniziano in autunno, mica in primavera…), chissà se insegnerei, oggi. Mantengo questa promessa implicita di accoglienza e accetto sempre i neofiti, anche a giugno. Ho sviluppato quindi un metodo didattico per seguire tutti, neofiti e non, e in questi anni  non ho mai avuto il desiderio di proporre una lezione o un workshop esclusivamente ad  esperti, tant’è che i corsi nel sito sono stati chiamati “Yoga per tutti”.

    Non ha senso attribuire un “grado” a chi, da anni o da una lezione, frequenta un corso di Yoga: non siamo mica nell’esercito! Un’esperienza individuale non può avere livelli.

    Ma.
    In questi giorni si è materializzata, letteralmente, l’idea di farlo.
    Per una volta.
    Perché?
    È bello sentirsi parte di un gruppo che segue la lezione, ed è bello essere guidati. Si va al corso, ci si concentra, si esce ogni volta un po’ diversi, in genere sentendosi meglio (sennò perché farlo?).
    Sì, ma poi?                                                              

    Il fatto è che  il senso di una pratica sta in un tempo quotidiano, anche se breve, piuttosto che in grandi abbuffate irregolari.
    Perché il benessere che si vive dopo la lezione non si dissolva, ma rinasca ogni giorno.
    Perché la capacità di ascoltarsi che lo Yoga affina esca dal tappetino e diventi parte della vita in ogni momento: solo allora il Ben-essere diventa, finalmente, Buon Vivere.
    Allora è nata l’idea di una lezione impostata per incoraggiare la pratica personale, che stia al di là e al di fuori dei corsi, per significare che la pratica, quella vera, si fa per conto proprio.  
    Una lezione silenziosa, che potrebbe lasciare (forse) un neofita perplesso: per la prima volta l’invito è stato rivolto a chi ha già sviluppato una propria esperienza.
    Una lezione a offerta libera, perché le donazioni raccolte portino anche verso altri luoghi e altre vite un poco di Vivere se non Buono, almeno migliore.


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