Categoria: ascolto

  • Quelli che…il Ponte!

     “Le cose vicine 
    e quelle lontane 
    sono unite da legami invisibili
    F. Thompson

    Ecco cosa scrivono coloro che hanno partecipato a questi seminari qui.

    “il significato simbolico del titolo di questo seminario, mi ha spinto a partecipare. Durante la pratica insieme, quella domenica, ho sperimentato in maniera molto intensa il  ” senso di unione corpo e mente”, non so come dirlo meglio, essere un unica cosa (con le mie esperienze di malattia, per lungo tempo, ho sicuramente tenuto separate ciò che veniva dal corpo e ciò che era della mente) e quindi per me è stata una esperienza fondamentale che mi ha dato energia e nuova fiducia
    Questa sensazione  è proseguita poi anche nei giorni successivi e riesco a ritrovarla  quando pratico yoga a casa.”

    “il lavoro […] mi ha permesso di guardare alcune parti di me, elaborandole ulteriormente, rimanendo tranquilla e lucida.”

    “ho trovato molto intensa la forza del gruppo di persone che condividevano la pratica”

    “il seminario? Devo dirti due effetti: più carica sessuale e più menefreghismoNon male direi… 😉 Per il menefreghismo, troppo poco. Ma a me ce ne vorrebbero vagonate!!”

    “che viaggio interessante, non me lo aspettavo!
    il tempo mi è volato, quando abbiamo concluso mi sono stupita di sapere che erano passate già quattro ore, credevo a malapena ne fosse trascorsa una soltanto.”

    “ho costruito il mio Ponte sulle mie tensioni interiori, alcune le ho scoperte insieme a te durante la pratica, altre sapevo che c’erano, tensioni e nodi fisici dolorosi che si sono sciolti, proprio come se avessi attraversato un Ponte di cui non conoscevo l’esistenza. Mi sono ritrovata diversa alla fine del seminario e anche nei giorni successivi: mi sento più forte, ho più energia e ho notato che sono più fiduciosa quando mi capita una situazione difficile, che nel passato mi avrebbe mandata nel panico, adesso provo ad attraversarla costruendoci un Ponte sopra e…funziona!”

    è venuta a galla una vecchia e brutta abitudine. Ci lavoreremo ancora ai fianchi!” 

    “ciò che inizialmente era una sensazione di “dubbio”, di “divisione” e “doppio”…riguardandola adesso è esattamente l’opposto…cioè “equilibrio”. pensandoci bene forse non è nemmeno l’opposto. è solo il punto di vista a essere completamente diverso.

    “che dire? il seminario è arrivato forse non a caso in un momento di passaggio per me…se non sto nel bel mezzo del Ponte ora…non lo sono mai stata!!! […] nei giorni successivi mi sono sentita “con lo sguardo in avanti”, sostenuta da dietro da tutto ciò che è stato e che mi ha permesso di arrivare al margine del Ponte, anche se a tratti ho paura e ripenso all’immagine dei leoni al di là del ponte, cammino, vado avanti: le spalle e il petto li sento diversi…come alleggeriti

  • il guru nel menisco

    Yoga e consapevolezza corporea, ginocchia, allievi Yoga, KeYoga
    il cuore di un cammino di ricerca è la condivisione: le tracce lasciate da altri, magari da luoghi lontani nel tempo e nello spazio, diventano strumenti, incoraggiamenti o consigli per noi, qualcosa di utile nel nostro percorso.
    Ringrazio Savina, autrice del testo qui di seguito

    [per inciso no, non c’è nessun errore nel titolo del post: 
    benché i refusi siano abituali nei miei scritti, e – sia detto per onore di verità – nonostante le riletture e i controlli ortografici automatici (a volte a causa dei controlli automatici), qui non si narrano affatto epiche gesta di ortopedia chirurgica e, dunque, non si tratta del guru del ginocchio. 
    in questa storia il guru viene trovato, senza nemmeno averlo cercato per la verità, nel menisco, tutto qui.]

    “Cara Nanà, dopo che la risonanza magnetica aveva rilevato il danneggiamento del menisco, tutti i medici mi sconsigliavano l’intervento perché non lo ritenevano necessario, secondo loro bastava rinunciassi alle mie attività fisiche.
    Mi sentivo sconfitta e delusa perché non avevo avuto la capacità di fermarmi prima dell’infortunio, quando cioè percepivo la stanchezza e il corpo mi chiedeva di rallentare. Superbamente avevo continuato per essere come gli altri, per non perdermi nulla, ma avevo ottenuto di sentirmi l’ultima della classe, l’allieva che non si ascoltava nonostante gli anni di pratica.
    Avevo cercato di andare avanti in qualche modo, di continuare come se niente fosse, ma il continuo dolore fisico ha definitivamente abbattuto ogni mio tentativo di resistenza.
    A quel punto dovevo decidere se farmi operare o no, se volevo continuare o rinunciare.

    Nanà, lo sai che quando prendo una decisione non la cambio più, ma in quel periodo ho assistito, quasi come fossi una spettatrice, ai miei continui ripensamenti.
    Con tenacia mi sono “aggrappata” allo yoga, ma non era facile: certe posizioni non potevo eseguirle e era frustrante, la mente era un subbuglio di pensieri e mi sembrava che tutto perdesse di significato.
    Più passava il tempo, più mi innervosiva il mio continuo tentennare riguardo l’intervento, inoltre mi colpevolizzavo per come stavo affrontando il problema.

    Yoga e consapevolezza corporea, allievi Yoga, KeYoga
    Quando finalmente ho preso coscienza che mi stavo solo danneggiando e che non potevo continuare a remare contro corrente, ho deciso di cambiare atteggiamento, sono riuscita a mettere in pratica la frase “sospendere il giudizio e lasciare che accada”.
    Ed è stato incredibile, gradualmente non mi sentivo più in balia delle onde, mi sembrava che la mia strada si facesse un po’ più nitida.
    Il giorno fissato per l’intervento stentavo a riconoscermi, nessun segno di nervosismo, la mente calma, incapace di formulare un solo pensiero. In sala operatoria ho trovato naturale chiudere gli occhi e concentrarmi nell’ascolto interiore, mentre i medici si occupavano di una piccola parte di me, io mi prendevo cura di tutto il resto: mi sembrava di partecipare ad una “speciale” lezione di yoga!
    Il giorno successivo, nonostante il ginocchio gonfio, ho deciso di cominciare con gli esercizi di riabilitazione. Ma non mi riusciva assolutamente nulla, la sensazione che provavo era piuttosto strana in quanto percepivo il comando che partiva dal cervello, lo sentivo scendere attraverso il busto e poi non capivo dove si era fermato, perché si era spento da qualche parte.
    Finalmente, ho notato che se sollevavo leggermente il bacino come a mimare il gesto del ponte riuscivo nel 1° esercizio che consisteva nel piegare l’arto.
    Al termine sentivo la gamba stanca e rigida in modo assurdo, così allungando il tratto cervicale con le mani sulla nuca, riuscivo a rilassare gli arti inferiori.

    Yoga e consapevolezza corporea per guarire, KeYoga, allievi Yoga
    Con il passare dei giorni provavo dei disturbi alla schiena, mal di testa e ai cervicali, così ho dovuto “adattarmi” ulteriori esercizi, come il gesto di Brahma in versione “esclusivamente con le gambe diritte”, gli esercizi del collo appresi con l’aikido e gli esercizi di allungamento del tai chi.
    Gradualmente le mie personali lezioni portavano non solo un benessere generale, ma rapidi miglioramenti al ginocchio. Inoltre, lavorare con la paura di farmi male, mi rendeva facile osservare ed ascoltare costantemente il corpo.

    Avevo scoperto che potevo limitare le medicine tenendo rilassata la gamba e mettendo il piede in linea (altro insegnamento ricevuto per non sovraccaricare il ginocchio).
    Appena è stato possibile ho mollato le stampelle, preferivo muovermi con estrema lentezza, ma cercando di ri-educare la caviglia al movimento completo e di ritrovare la graduale flessione del ginocchio.
    Man mano che passavano i giorni aumentavano gli esercizi ed è sorto un nuovo disagio, un malessere che ho risolto con l’ennesima regola imparata a yoga: ho cambiato l’ordine di esecuzione, partivo da qualche esercizio a terra, poi raggruppavo tutti quelli in piedi, terminavo con gli ultimi a terra per successivamente concedermi il meritato riposo.

    Nanà, non è stata una passeggiata, ho dovuto imparare ad aver pazienza, ma mi sono presa anche le mie soddisfazioni; pensa che ad ogni controllo, il medico di turno andava a verificare la data dell’intervento sul computer perché, in base ai miglioramenti, non credeva fosse quella che gli dicevo io!
    Non credere però che il merito sia tutto mio, la guarigione è stata accelerata dall’aver applicato quanto ho imparato dalle attività che svolgo (e che i medici volevano abbandonassi) e dalla bravura dei maestri che hanno condiviso il loro sapere con me.
    Credo di essermi riscattata per gli errori commessi, ho acquisito maggiore sicurezza nelle mie capacità, ho capito che dentro di me ci sono gli insegnamenti ricevuti in anni di pratica, la sfida è ora riuscire ad applicarli costantemente.”
  • quelli che…l’Universo in Noi!

    cosa dice chi c’era a questa settimana di Yoga

    “anche se non mi sembra cambiato nulla qui, sicuramente è cambiato qualcosa in me

    “[…] le piantine germogliate dentro di me resistono agli attacchi della consuetudine così come all’inerzia dei nodi della mia personalità; sono però sicuro che la loro sarà una crescita che mi accompagnerà per tutta la vita e che qualche tempesta ogni tanto servirà solo a rinforzarne il fusto”

     “tutto scorre, e scorre meglio. spero solo di poter mantenere questo magico stato di grazia

    “[…] riprendere i miei tempi, ritmi, abituarsi allo stretto contatto con gli altri, questi sconosciuti… sono state tutte sensazioni molto piacevoli”

     “mi sono trovata a raccontare ad amici curiosi della mia esperienza e non ho potuto che parlarne con gioia, come una delle vacanze più belle che abbia mai vissuto: seppur semplice, così unica

    “ho ritrovato un po’ della forza di carattere che mi sembrava di aver perso e la capacità di fare delle cose per me”


     “a volte la vita prende una piega un po’ arida, siamo troppo presi dai nostri impegni, spesso futili e che riteniamo così importanti. è un dare il giusto valore alle cose, nell’aridità della nostra vita può nascere sempre qualcosa di rigoglioso e inaspettato

    “un aspetto del mio carattere che ho rivalutato e riscoperto durante la vacanza è stato l’amore per la semplicità

    “se all’inizio ero un po’ diffidente anche solo nel camminare per terra a piedi nudi (aiuto, ci si sporca, ci si fa male…) è bastato davvero poco per riabituarsi a tutto ciò che ci circonda nel modo più naturale possibile

    “ho riscoperto anche la tolleranza, andare incontro all’altro

    “è stato interessante scoprire insieme come volerci bene, come massaggiare gli organi, come sentire le sensazioni, anche le più minime, del nostro corpo. il corpo ci parla, sempre, e noi dobbiamo ascoltarlo

    “ […] ho sempre dato molta importanza al volersi bene, anche molto prima dell’incontro yoga, alla cura del fisico prima interiore e poi esteriore

    “la grande bellezza che insegni resta dentro!”

    “sto focalizzando la mia attenzione alla mia postura, al mio bacino e all’allineamento generale

    “ripeto con soddisfazione l’infinito a gambe incrociate, in entrambe i versi, prima della mia meditazione mattutina: questo mi permette di avvertire meno resistenze muscolari sulla schiena e sulle cosce, punti che normalmente avvertivo come rigidi mentre mantenevo la posizione seduta, gambe incrociate e schiena dritta per i 20/30 minuti necessari”

    “nel mio approccio con il mondo ho notato di avere maggiore apertura e fiducia nei confronti di quello che mi aspetta…in generale ho una grande voglia di esperienze”

    “la testimonianza che qualcosa è rimasto di quella settimana e […] che bisogna coltivare il proprio benesseree stare bene con se stessi e con gli altri”

    “mi sento più disponibile verso gli altri, ho più piacere a stare in compagnia degli amici e penso che mi venga spontaneo di essere più estroversa e più affettuosa con amici e colleghi. con la natura avevo già un ottimo rapporto, direi che gli spunti che tu ci hai dato erano in grande sintonia con il mio modo di sentire la biosfera”


    “c’è stato un periodo in cui mi sentivo molto rigida nell’articolazione delle anche nel bacino, non riuscivo a sentirmi sciolta.  mi sembra di aprire di più le spalle e stare più dritta.   non sopporto più il reggiseno di cui prima non mi accorgevo neanche, e non penso di aver messo su altro seno…purtroppo!”
  • quelli che…il Linguaggio Segreto del Corpo

    da questa settimana di Yoga, i feedback dei partecipanti, che ringrazio col Cuore…

    “a cosa mi è servito il corso? ad aprire le finestre del cuore al sole…”

    “devi ricercare dentro il tuo corpo. ciò che scopri andrà a tuo vantaggio. gli altri possono darti i mezzi e gli strumenti ma non possono fare questa ricerca per te

    “mi “penso” come una regina, con la corona in testa, sia quando cammino per la strada, sia quando faccio marmellate o dipingo, mi sento la lepre che mette fuori la testa e annusa l’aria, mi sento a mio agio nel mio vecchio corpo arrotondato dall’età e dal vissuto. i movimenti sono più fluidi, anche quando sono veloci, e ho incorporato l’infinito nella camminata, insomma sculetto! :-))”

    “mi sento più capace di governare la mente, mi pare di aver lasciato alle spalle tredici anni di malessere che sotto sotto mi logorava”

    non sono più la stessa persona di prima. almeno in parte. credo di essermi avvicinata finalmente un pochino alla risposta alla fatidica domanda “cosa vuoi fare da grande?” – ho resistito all’impulso di fare uno dei miei soliti colpi di testa, ma non mi ero mai sentita così libera prima e sento l’esigenza di prendermi cura del mio corpo. in generale per me è stata una settimana di “amplificazione” e “apertura”!



    “ho fatto pace con il mio profilo, porto di più i capelli raccolti, mi nascondo di meno!”


    “è avvenuto un cambiamento profondo, di cui ancora non misuro la portata. mi preoccupo meno del giudizio degli altri […] piango meno e rido di più!!”

    “mi sento più di prima. mi sento più leggera a volte. sento uno spazio tutto per me, come se il mio corpo fosse una sorta di tempio, un luogo nel quale ripararmi quando fuori piove. devo dire che faccio fatica a distinguere cosa derivi dalla settimana di yoga e cosa invece dalla meditazione giornaliera, ma di sicuro la settimana di yoga ha amplificato le sensazioni corporee e il “sentire il corpo”

    “ho imparato a modificare la mia postura non appena mi rendo conto di essere ripiegata e incassata come mio solito 😉 ho scoperto un dolore molto forte alle anche con il quale convivevo senza neppure rendermi conto, ho scoperto le mie dita dei piedi anche quando cammino, ho trovato un’energia fortissima e questo mi ha spinto a correre. questo è tutto merito della settimana di yoga che mi ha permesso di esplorare i miei limiti, che sono molto più mentali che reali (la visualizzazione p.es. aiuta moltissimo)”

    “ho imparato a dare più fiducia all’intuizione che alla mente, che “mente frequentemente” “


    “mi sono accorta che […] faccio il “guardiano del tesoro” di me stessa e fatico ad espormi, mentre sarebbe cosa sana e giusta se espandessi all’esterno le mie qualità […] so di avere molto da dare ma sono bloccata. in compenso su altri fronti sento di star lasciando andare vecchi schemi caratteriali, diciamo che un po’ il lavoro interiore costante mio, un po’ lo yoga tuo (con le belle storielle che hai raccontato) stanno lentamente modificando automatismi reattivi che una volta erano decisamente forti in me. quindi nulla che faccio è vano, anzi, un gradino in più nel mio viaggio di consapevolezza in questa vita terrena. la via umida comporta pazienza…” 
  • bisogno di poesia

     
                                                                    “Ho bisogno di sentimenti,

    di parole,
    di parole scelte sapientemente,          
    di fiori, detti pensieri,           
    di rose, dette presenze,          
     di sogni, che abitino gli alberi,           
    di canzoni che faccian danzar le statue,           
    di stelle che mormorino all’orecchio degli amanti.           
    Ho bisogno di poesia”

    Alda Merini

  • 7 consigli per insegnare Yoga in una città di provincia e rimanere (forse) sani di mente – parte seconda

    2. AMA I TUOI ALLIEVI (ti somigliano)          
    Lavoravo a tempo pieno in una grande azienda; mi alzavo prestissimo per praticare, scappavo dalle riunioni per insegnare ai miei corsi Yoga e spesso finivo di lavorare ai progetti aziendali a notte fonda, dopo essere rientrata dalle lezioni.
    Chi me lo faceva fare?

    Mi era chiarissimo, e ora lo è ancora di più, che lo facevo e lo faccio, per amore; adoro le “mie persone”, adoro stare nei loro universi, meravigliosi e sorprendenti, adoro studiare e insegnare Yoga.
    Sennò non potrei farlo.
    Amare le tue persone significa ascoltarle, dare valore al fatto che si organizzano (a volte pesantemente!) per venire ai tuoi corsi, seguirti ai seminari, praticare insieme a te.
    Significa, se insegni Yoga, capire al di là delle esplicitazioni, perché ogni giorno siamo differenti, comprendere di cosa c’è bisogno e cosa puoi fare per raggiungerli.
    Significa essere in grado di raggiungere tutti, o almeno provarci con sincerità totale.
    Significa conoscere il Corpo, conoscerne l’anatomia e la fisiologia, i canali energetici, rispettarne l’Armonia nella sequenza di asana, respirazione, mantra, concentrazioni.
    Di fatto, significa praticare molto, moltissimo per conto proprio, lavorare costantemente su di sé; e questo ci porta direttamente al prossimo punto…

    3. PRATICA, PRATICA, PRATICA
    “Ma anche tu, che insegni, poi per conto tuo pratichi Yoga?”
    Quesito meditabondo, posto da qualcuno che a sua volta insegna (filosofia all’università, per la precisione).
    “Ovvio. Cosa insegno, sennò?”.
    Annuisce con aria pensierosa,  “Eh, me lo ripeto spesso anche io”.
    Immagino valga per tutti coloro che insegnano, qualsiasi sia la materia.
    Pratica.
    Pratica, sennò cosa vuoi insegnare?
    Anche se hai molte classi, quello che fai non sostituisce la tua pratica personale; se si insegna, non lo si fa per se stessi:  si è a servizio degli allievi (vedi punto precedente!)
    E’ la ricerca personaleche ti porta ad avere qualcosa da condividere con le persone che guidi.
    E’ la pratica personaleche ti ha portato, bene o male, ad insegnare Yoga, giusto?
    Allora non lasciarla mai.

    4. SII CURIOSA/O (e coreaggiosa/o, a volte)
    Non basta leggere gli stessi libri e giornali di Yoga che leggono tutti gli insegnanti di Yoga che conosci, e andare agli stessi seminari e festival di Yoga a cui si iscrivono tutti gli altri insegnanti di Yoga, di cui hai sentito parlare da altri insegnanti di Yoga o che hai visto pubblicizzati nei giornali che si occupano di Yoga.
    Pratica.
    Cerca.
    E nascerà la curiosità di seguire strade/insegnamenti/discipline che potrebbero sembrare distanti dal tuo mondo e invece non lo saranno; sii curiosa/o non solo di ciò che ha l’etichetta “Yoga”, ma di tutto ciò che risuonerà in te.
    Anche quando sarai l’unica insegnante Yoga nella stanza.
    Perché quello che ti muove, che ti ispira, diventa Yoga se tu sei Yoga.
    Farà parte del tuo bagaglio, della tua ricerca, della tua Vita.
  • 7 consigli per insegnare Yoga in una città di provincia e rimanere (forse) sani di mente – parte prima

    “Voglio fare quello che hai fatto tu”- ha gli occhi lucidi di entusiasmo – “voglio una vita come la tua”.

    La guardo, e il mio sguardo implora pietà.
    Lei, implacabile, continua: – “Voglio insegnare Yoga, e vivere insegnando Yoga”.
    Lasciarmi senza parole non è facile, ma lei c’è riuscita.
    Nessuno vorrebbe davvero una vita come quella di qualcun altro, giusto?!?

    “Wow! bellissimo!” è la prima reazione di chi scopre che insegno Yoga.
    Un attimo di esitazione e arriva l’immancabile: – “Sì, ma…qual è il tuo lavoro vero?”.
    Frequentemente seguito da: – “E quante ore lavori, a settimana?”
    La verità è che studio, pratico, insegno moltissimo ma non lo penso come “lavoro”, ho uno stile di vita monacale eppure mi sveglio con un canto nel cuore, pensando “che fortuna, insegno Yoga! che fortuna, aver incontrato lo Yoga!”.
    Devo essere pazza.

    Negli ultimi tempi mi è spesso capitato che persone che condividevano la pratica con me (un modo per dire “allievi”; ho un problema con quella parola. “Allievo” implica che ci sia un’insegnante. Ma chi insegna e chi impara da chi? Beh, questo è uno dei punti di questi post) mi abbiano comunicato di voler seguire un corso insegnanti Yoga, cercando consigli per orientarsi nella ridda di offerte più o meno variopinte che popolano il web.
    Ancora più frequentemente succede che aspiranti insegnanti Yoga che non conosco affatto mi scrivano chiedendo suggerimenti, incoraggiamento, lumi…
    Deve essere una pazzia contagiosa.

    Insegno Yoga da circa tredici anni, e che qualcuno chieda/condivida un’intenzione di vita con me, è un onore che mi commuove.  
    Sia detto questo.
    Ma non è tutto solo rose, fiori e Chakra.
    Sia detto anche questo.
    E in ogni caso ci sono cose per cui nessun corso ti preparerà: quindi, ecco la mia storia.

    1. QUALE CORSO INSEGNANTI?
    Lo confesso, ho frequentato un corso insegnanti.
    E sono grata ogni giorno che passa alla mia Maestra per avermi accolta, benché fossi un’universitaria squattrinata e non dessi alcuna garanzia di cambiare idea a metà corso, tantomeno di riuscire a pagare le rate di iscrizione (diversamente dai molti altri aspiranti i cui cv stavano a pile su una scrivania, rimasti esclusi da quella tornata di papabili frequentanti della sua scuola). 
    Le sono grata per aver condiviso il suo percorso con grande generosità e per avermi sempre incoraggiata ad essere creativa e autentica, nella pratica dello Yoga e nella Vita.
    Ma non avevo alcuna intenzione di insegnare Yoga, quando l’ho iniziato: volevo solo “di più” e “più approfondito” di quella cosa lì, che per me era lo Yoga, e fare il suo corso insegnanti mi sembrava un buon modo per averla; grazieaddio, lei fu dello stesso avviso.
    Per la cronaca, si tratta di una scuola quadriennale. 
    Ci sono corsi insegnanti di un mese, di due anni. 
    Pochi arrivano a quattro, in effetti.
    Se avessi cercato una scuola al solo scopo di procurarmi un qualsiasi diploma di insegnante Yoga, ne avrei scelta una più breve e vicina, naturalmente.

    La motivazione personale è la prima cosa importante: cerca di capire se ti stai buttando in un corso insegnanti solo perché ti ha convinto una pubblicità.
    Soprattutto se si tratta di un corso che dura anni, perché la spinta che ti porta a impiegare i tuoi weekend, le tue energie e il tuo denaro può scemare, se non hai ben chiaro perché lo stai facendo.
    A me è capitato di innamorarmi del Tantra, e questo ha cambiato la mia Vita; ci sono persone che attraversano oceani e continenti perché sentono la spinta fondamentale verso un determinato insegnante/stile/scuola (degli stili di Yoga non si parlerà, in questi post, è bene avvisare).
    Ci sono persone che comprendono, altrettanto visceralmente, di volere un diploma e basta: se la molla è questa, vai nella scuola sotto casa, impara quello che devi e prendi il diploma che ti serve.
    Ascoltarsi dalle viscere e seguire il proprio istinto con lucidità e chiarezza è Yoga, anche quando si cerca di scegliere il corso insegnanti più adatto a noi.
    Quello che conta davvero è il proprio cammino personale.

  • dal Benessere al Buon-Vivere, ovvero la pratica oltre il tappetino

    Era fine aprile e mi accorgo ora dell’anniversario.
    La sua gentilezza corrispondeva esattamente all’idea che mi ero fatta di una maestra di Yoga, dunque mi trovai subito a mio agio, debuttando da allieva.
    Se lei, che sarebbe diventata la mia prima maestra, quella primavera di tanti anni fa mi avesse esclusa a causa del mio scarso tempismo (i corsi iniziano in autunno, mica in primavera…), chissà se insegnerei, oggi. Mantengo questa promessa implicita di accoglienza e accetto sempre i neofiti, anche a giugno. Ho sviluppato quindi un metodo didattico per seguire tutti, neofiti e non, e in questi anni  non ho mai avuto il desiderio di proporre una lezione o un workshop esclusivamente ad  esperti, tant’è che i corsi nel sito sono stati chiamati “Yoga per tutti”.

    Non ha senso attribuire un “grado” a chi, da anni o da una lezione, frequenta un corso di Yoga: non siamo mica nell’esercito! Un’esperienza individuale non può avere livelli.

    Ma.
    In questi giorni si è materializzata, letteralmente, l’idea di farlo.
    Per una volta.
    Perché?
    È bello sentirsi parte di un gruppo che segue la lezione, ed è bello essere guidati. Si va al corso, ci si concentra, si esce ogni volta un po’ diversi, in genere sentendosi meglio (sennò perché farlo?).
    Sì, ma poi?                                                              

    Il fatto è che  il senso di una pratica sta in un tempo quotidiano, anche se breve, piuttosto che in grandi abbuffate irregolari.
    Perché il benessere che si vive dopo la lezione non si dissolva, ma rinasca ogni giorno.
    Perché la capacità di ascoltarsi che lo Yoga affina esca dal tappetino e diventi parte della vita in ogni momento: solo allora il Ben-essere diventa, finalmente, Buon Vivere.
    Allora è nata l’idea di una lezione impostata per incoraggiare la pratica personale, che stia al di là e al di fuori dei corsi, per significare che la pratica, quella vera, si fa per conto proprio.  
    Una lezione silenziosa, che potrebbe lasciare (forse) un neofita perplesso: per la prima volta l’invito è stato rivolto a chi ha già sviluppato una propria esperienza.
    Una lezione a offerta libera, perché le donazioni raccolte portino anche verso altri luoghi e altre vite un poco di Vivere se non Buono, almeno migliore.


error: Content is protected !!