Lo Yoga è donna?
Sì (e no).

, certo, basta mettere il naso in una lezione qualsiasi: sono le donne a praticare Yoga. Nei corsi e nei seminari che guido da quasi vent’anni, mi riferisco con affetto alla minoranza di uomini presenti come alla nostra ‘quota azzurra’.

Eppure no, perché nelle lezioni di Yoga, spessissimo non si tiene conto delle differenze corporee tra uomini e donne. Il che non è molto strano, dato che i testi classici dello Yoga sono scritti dal punto di vista del praticante uomo.
Il risultato è che alla maggioranza dei praticanti di Yoga, che appunto sono donne, viene proposto un lavoro che non tiene conto della loro fisiologia ormonale, viscerale e della loro struttura.


“Voi cercate il femminile nella donna e il maschile nell’uomo, e così esistono sempre e soltanto uomini e donne. Ma dove stanno gli esseri umani? L’essere umano è sia maschile che femminile, non è soltanto uomo o soltanto donna. Della tua anima non puoi dire di quale sesso sia.” Carl Gustav Jung, Il libro rosso.

Maschile e Femminile ci appartengono come persone, arriviamo tutti da un ovulo e uno spermatozoo, a prescindere dalla declinazione genetica che esprimiamo.
È ovvio, eppure spesso questa informazione resta a galleggiare, senza il sostegno di una consapevolezza effettiva. 
Tendiamo a identificarci con il ‘maschile’ e ‘femminile’ che la cultura del nostro tempo ci impone, l’equazione uomo=maschile e donna=femminile resta radicata, e di conseguenza forza=uomo, accoglienza=donna e via dicendo…
Così restiamo intrappolati in uno stereotipo.
Ad esempio, nel sentire comune, le attività destina te alle donne sono ‘da femminucce’, hanno una cifra dispregiativa e superficiale,  ben lontane dalla compassata serietà e dalla ben più evocativa forza che, invece, la stessa narrativa, attribuisce alle attività destinate agli uomini. 
Anche nello Yoga.
[Spoiler alert: niente di più sbagliato!]

Così, in una situazione che vede milioni di praticanti di Yoga nel mondo, nella stragrande maggioranza donne (= yogini), ad avere avuto una maestra che sottolineava che le pratiche tout court erano strutturate per uomini, che per le yogini era necessaria una ricerca personale e specifica, si deve essere state fortunate.

Io, questa fortuna, l’ho avuta. Ho potuto sviluppare questo punto di vista: esplorare, studiare e costruire percorsi esattamente destinati alle donne.
Perché qui, nello Yoga in generale, c’è ancora una lacuna.

Tutti noi esseri umani, quando ci rendiamo conto di quanti messaggi invalidanti la cultura prevalente inocula in noi, beh, iniziamo a liberarcene!
Per questo serve, lo Yoga per la Donna: ci rende consapevoli attraverso il Corpo (con la maiuscola, sì, sempre con la maiuscola!) di quanto mozzate, accartocciate e rimpicciolite rischiamo di essere. Di quante forzature  ci abitano, e in base alle quali ci muoviamosul tappetino e, soprattutto, nella vita. Anche laddove siamo convinte di farlo in base a nostre libere scelte.
Allora ci autorizziamo ad essere intere, ad ascoltare la nostra voce  interiore e ad esprimerla, e questo cambia il mondo.
Perché il mondo si cambia una persona alla volta, una donna alla volta.

Lo scorso anno, dopo la conclusione del ciclo di 4 seminari ‘La Luna nel Pozzo – Yoga per la Donna’, ho chiesto alle partecipanti di raccontarmi cosa, per loro, veramente fosse cambiato.

La risposta che mi ha più stupita è arrivata da un’insegnante di Yoga. Mi ha detto di essersi resa conto di aver sempre pensato a se stessa con un’etichetta. ‘Moglie’ ‘madre’ ‘figlia’. Ruoli bellissimi, per lei, sia chiaro! 
Però non si era mai percepita, in precedenza, semplicemente come persona, come donna.
Questa rivelazione le è arrivata attraverso i seminari – ai quali si era iscritta per approfondimento professionale, più che altro – e che hanno invece portato ad un arricchimento personale inaspettato.

Modifichiamo la narrazione che ci abita, e lo facciamo attraverso il corpo, la simbologia del profondo e la narrazione mitologica: ci mettiamo tutta la potenza evocativa che possiamo, perché i condizionamenti sono profondi e non basta – o non sempre è sufficiente – per smascherarli, ‘pensarli’. 

E lo facciamo con gioia, divertendoci!
In questo lo Yoga è maestro, non a caso uno dei significati della parola ‘yoga’ è unione.
Integrazione.
Completezza.
Quando ci autorizziamo ad essere noi stesse, stiamo autorizzando una comprensione più amorevole di tutti gli altri, perché implicitamente lasciamo a ciascuno la possibilità di essere se stesso. Siamo meno manipolabili, e meno inclini a manipolare gli altri. Siamo più sane, di una salute globale.
Trovare i miti e gli archetipi nel corpo, attraverso asana (= posizioni), mudra (gesti) e nel pranayama (respiro), è stupefacente.

Per questo si tratta di un percorso potente, proposto in modo lieve e divertente. Perché è molta la potenza necessaria per interrompere le narrazioni depotenzianti che ci ipnotizzano da generazioni.
Accedere alla completezza è fluido e agevole.
Perché ‘corpo’ diventi, finalmente, il ‘Corpo’.



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